LA GREAT EXHIBITION DEL 1851 A LONDRA

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In ordine di tempo, Expo Milano 2015 è l’ultima di molte esposizioni internazionali prestigiose. La prima fu la Great Exhibition di Londra, uno straordinario evento al quale sono riconducibili l’attuale realtà produttiva, le sperimentazioni architettoniche e il nostro rapporto con la tecnica e il design, come spiega Nicola Squicciarino nel volume ‘La Great Exhibition del 1851’ edito da Armando.

“Una fedele testimonianza ed una vivace illustrazione del livello di sviluppo a cui è giunto l’intero genere umano”. Con queste parole Alberto di Sassonia-Coburgo, consorte della regina Vittoria, spiegò il significato della Great Exhibition di Londra, una straordinaria rassegna che va collegata alla rivoluzione industriale iniziata nel XVIII secolo e che giunse dopo le prime esposizioni nazionali francesi -iniziate nel 1798- e tedesche. In un approccio interdisciplinare, il libro di Squicciarino ‘La Great Exhibition del 1851’ ricostruisce nei tratti essenziali la storia, gli interessi e le conseguenze dell’esposizione londinese, grande evento di comunicazione visiva e di massa che aprì una nuova era.

Per la Great Exhibition venne progettato il suggestivo Crystal Palace, disegnato dall’architetto Joseph Paxton, una sorta di ‘grande serra’ in ferro e vetro che consentiva di inondare di luce l’interno e che si armonizzava perfettamente con Hyde Park, il parco dove venne costruita. Un edificio assolutamente innovativo per il tempo, che suscitò lo stupore e l’ammirazione di migliaia di visitatori. Per la prima volta nella storia vennero presentati, come affermarono i cronisti dell’epoca, “tutti i prodotti dell’industria dei popoli civilizzati del pianeta, con l’obiettivo di testimoniare il livello di sviluppo industriale ed artistico del genere umano” (furono 94 i Paesi espositori e tra questi anche diverse colonie, in rappresentanza di 800 milioni di persone). Un evento senza precedenti che galvanizzò i londinesi e per il quale venne organizzata quella che molti considerano la prima grande campagna pubblicitaria della storia. La Great Exhibition aprì i battenti il 1 maggio 1851: alla presenza di 25.000 persone, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo, in qualità di presidente della Royal Commission promotrice dell’esposizione, tenne il discorso inaugurale. La regina Vittoria, insieme a 100 dignitari di alto rango, visitò gli stand dei numerosi espositori, metà dei quali provenienti dell’impero britannico. All’interno del Crystal Palace vi erano anche sculture, piante, punti di ristoro, una sala di lettura, una buca per le lettere e toilettes di innovativa realizzazione. Insomma, una expo ‘moderna’, visitata nei 141 giorni di apertura da oltre 6 milioni di persone, una sorta di bazaar che mostrava al pubblico gli oggetti più disparati, da semplici arnesi di uso quotidiano alle macchine più sofisticate. Ampio spazio venne dedicato ai prodotti industriali inglesi, attraverso i quali l’impero britannico esibì la propria superiorità industriale e tecnica.

Nel tempo, lo scopo delle esposizioni universali è cambiato: non più rassegne dedicate esclusivamente allo sviluppo industriale/tecnologico e di certo non più finalizzate a mostrare la potenza dello stato organizzatore (prospettiva, questa, di stampo imperialista tipica della seconda metà dell’Ottocento), ma piuttosto, come scrive Squicciarino nella prefazione, ‘luoghi di confronto tra le esigenze della qualità della vita umana e quelle legate alla logica del progresso tecnico e della produzione’. Obiettivo è quello di offrire spunti di riflessione su contenuti che toccano la qualità della vita individuale e collettiva, basti pensare al tema dell’Expo di Shangai, ‘Better city better life’, e a quello di Milano, ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’, sfide importanti che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni.

‘La Great Exhibition del 1851’ di Nicola Squicciarino, Armando Editore, 176 pagine, 15 Euro.

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