THE OLD OAK, IL PUB DELLA SOLIDARIETÀ E DELLA SPERANZA

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Scritto da Paul Laverty, ‘The Old Oak’ è l’ultimo film di Ken Loach, presentato in concorso al 76º Festival di Cannes. Il regista ottantasettenne, nella sua coerenza  e linearità, con questa sua opera si rivolge a tutti, giovani e anziani, borghesi e proletari. Un abbraccio universale che fa riflettere sulla precarietà del nostro status, anche nel ricco e potente Regno Unito.

Ci troviamo nel nord dell’Inghilterra, a Durham, contea di minatori, di lotte di classe, di vita durissima e di sacrifici. Ormai da anni le miniere sono chiuse, la gente è andata lontano e i pochi rimasti sopravvivono al passato e alla loro decadenza.

Siamo nel 2016. La Siria è in pieno conflitto, alcuni rifugiati vengono alloggiati in alcune delle ex case a schiera dei minatori, disabitate e acquistate a pochi soldi da società straniere. Nello scontro, nel rifiuto, nella mancanza di solidarietà che dimostra parte della popolazione locale c’è proprio la loro salvezza. È un percorso durante il quale comprendono che la loro frustrazione li ha allontanati dai valori con cui la comunità era cresciuta e dai sacrifici fatti dai loro padri e dalle loro madri.

C’è anche il riscatto delle proprie tradizioni, della propria religione, della propria cultura, la consapevolezza che l’arte e la bellezza ci salveranno anche e soprattutto attraverso la condivisione. Infatti Yara, la ragazza siriana appassionata di fotografia e la sua simbolica macchina fotografica, farà da punto di svolta per l’aggregazione. Ad aiutarla ci sarà T.J. Ballantyne, il proprietario dell’unico pub rimasto nel paese, ‘The Old Oak’.

Ken Loach riesce a raccontare una storia importante e universale senza la retorica del lieto fine e rimanendo legato alla realtà. Con Dave Turner, Ebla Mari, Andy Dawson, Debbie Honeywood e Reuben Bainbridge.

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