LA DONNA DELLO SCRITTORE, DAL ROMANZO DI ANNA SEGHERS

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Diretto da Christian Petzold, interpretato da Franz Rogowski e Paula Beer, ‘La donna dello scrittore’ (‘Transit’) è tratto dall’omonimo romanzo di Anna Seghers scritto a Marsiglia nel 1942 ed è stato presentato in Concorso alla Berlinale 2018. Il film si caratterizza per la sua originalità, in quanto il regista racconta una storia della seconda guerra mondiale calandola in un contesto contemporaneo. Utilizzando uno strabiliante parallelismo tra i fatti storici del passato e la Marsiglia dei giorni nostri, Petzold racconta la storia di un grande amore impossibile fra la fuga, l’esilio e il desiderio di raggiungere un luogo che possiamo chiamare casa.

Le truppe tedesche sono alle porte di Parigi. Georg, un rifugiato tedesco, fugge a Marsiglia appena in tempo. Il suo bagaglio contiene i documenti di uno scrittore di nome Weidel, che si è tolto la vita per paura delle persecuzioni. Questi documenti comprendono un manoscritto, alcune lettere e l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. A Marsiglia possono rimanere solo coloro che possono dimostrare che ripartiranno. Per dimostrarlo, hanno bisogno di essere in possesso del permesso di ingresso da un potenziale paese ospitante. George ha assunto l’identità di Weidel, memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Sprofonda nella mezza esistenza di chi è in fuga: chiacchiera con i rifugiati nei corridoi di un piccolo hotel, nei consolati, nei caffè e nei bar lungo il porto. Il suo unico amico è Driss, figlio del compianto Heinz, morto mentre cercava di fuggire. Ma cosa lo spinge a partire? È possibile iniziare una nuova vita in un altro luogo? Tutto è destinato a cambiare quando George incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora.

“Prima che iniziassi a scrivere la sceneggiatura, ho provato ad immaginare che effetto potesse fare ambientare l’esodo dei rifugiati di allora nella Marsiglia di oggi – spiega il regista- E non ho trovato nessuna incompatibilità. Riuscivo anche a visualizzare qualcuno in giacca a cravatta con un borsone che camminava verso il porto di Marsiglia, prenotava un camera in un hotel pronunciando queste parole: ‘I fascisti saranno qui entro tre giorni, devo andare via’. Mi è sembrato plausibile dopotutto e forse per questo ancora più preoccupante. Ho compreso immediatamente lo stato d’animo di chi è rifugiato”.

 

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