‘CYRANO DE BERGERAC’ AL TEATRO ELISEO DI ROMA

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Dal 30 ottobre al 25 novembre Luca Barbareschi porta in scena ‘Cyrano de Bergerac’ in prima Nazionale al Teatro Eliseo di Roma, in apertura dei festeggiamenti per il Centenario del prestigioso teatro di Via Nazionale.

Scritta nel 1897 da Edmond Rostand, protetto di Sarah Bernhardt, uomo ricco e illuminato di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla morte, è la storia di un fenomenale spadaccino, spirito libero e poeta che porta nel bel mezzo della faccia un naso che ‘di almeno un quarto d’ora sempre lo precede’.  La figura di Cyrano è entrata di diritto nell’immaginario popolare tanto che le sue vicende sono state tradotte, adattate e interpretate innumerevoli volte.

La trama è nota: un cavaliere, un guascone, valoroso e fragile al tempo stesso, innamorato senza poterlo rivelare di sua cugina Rossana, a sua volta stregata dalla bellezza di Cristiano, avvenente ma privo della raffinatezza che gli è indispensabile per conquistare la raffinatissima dama, propone al giovane rivale un piano per far innamorare la fanciulla.

Tutti ricorderanno il patto mefistofelico che Cyrano propone a Cristiano: insieme, uno la bellezza, l’altro il genio, potranno raggiungere l’inarrivabile Rossana, per diversi motivi lontanissima da entrambi, lontana come la luna, ma accessibile se i due uomini uniscono le forze.

Non tutti sanno che questo personaggio leggendario è ispirato alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più eclettici scrittori del Seicento francese e precursore della letteratura fantascientifica. I suoi romanzi sono metafora di viaggi meravigliosi, realistici e visionari, verso la Luna e il Sole.  E un viaggio fantastico dentro la propria anima è quello che compiono i due protagonisti della commedia che, da rivali, si scoprono amici, alla ricerca di quella bellezza che pare essere il tema portante del racconto.

Sul palcoscenico, accanto a Barbareschi, Linda Gennari, Duilio Paciello, Thomas Trabacchi e Duccio Camerini. La regia è affidata a Nicoletta Robello Bracciforti.

Foto di Marco Di Meo e Bepi Caroli

 

 

 

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